L'uomo non è l'unica specie vivente attratta dalle sostanze allucinogene di qualche pianta, mammiferi, pesci e uccelli ne fanno uso. Diverse ricerche, nel corso degli ultimi 20 anni, hanno dimostrato come anche gli animali facciano ricorso a specifiche droghe, o sostanze allucinogene per i più svariati motivi. E molto spesso non serve nemmeno pensare a qualche esemplare raro o di paesi lontani. Gli animali a noi più vicini, sia nei nostri mari che da compagnia nelle nostre case, ne fanno uso. Sostanze che per l'uomo potrebbero risultare fatali per alcuni animali rientrano nelle abitudini comuni ma non prive di effetti particolari. Ad esempio i delfini, animali molto sociali, non solo si intossicano con il veleno del pesce palla, mortale per l'essere umano, ma si passano l'un l'altro il povero pesce affinché tutto il branco possa provare lo sballo. Tra gli effetti rilevati, euforia e un'incredibile derealizzazione, che porta gli animali marini a rimanere molto affascinati del loro stesso riflesso sulla superficie dell'acqua. Le pecore sono ghiotte della ginestra dei carbonai, che mangiano fino a svenire, mentre i babbuini si nutrono di alcune bacche rosse velenose per l'uomo ma che a loro provocano euforia.
Tornando agli animali da compagnia notiamo, che sia il cane che in gatto, se lasciati in libertà con piante e animali a disposizione sono attirati da animali o piante con caratteristiche particolari. Una pianta abbastanza famosa e utilizzata per tranquillizzare i felini e la famosa erba gatta, ossia, la catnip, un'erba che genera nell'animale uno stato di confusa euforia molto simile all'ubriacatura. Sui social network si sprecano i video di dolci mici sotto l'effetto della pianta, mentre nei negozi specializzati esistono giocattoli a base di erba gatta per tranquillizzare quei felini che di notte non ne vogliono sapere di lasciar dormire i proprietari.Il cane non è però da meno, almeno nell'area nordoccidentale del continente, infatti, i veterinari registrano casi sempre più frequenti di intossicazione da rospo delle canne. L'anfibio secerne sul suo dorso una sostanza chimica tossica, un'arma per allontanare i predatori, e i cani non resisterebbero dal leccarla. La sostanza provocherebbe delle alterazioni mentali molto simili alle droghe sintetiche, ma genera nei quadrupedi immediata dipendenza.
Così, se alla prima esposizione il proprietario può non accorgersi di nulla, dalle successive il rischio aumenta includendo degli esiti fatali: i cani leccano più esemplari contemporaneamente per ottenere lo stesso primario effetto, altri, invece, si ingegnano per assaporare solo le secrezioni laterali del rospo, così da assumerne una dose senza tuttavia subirne i gravi effetti collaterali. I cani godono però della buona compagnia dei cavalli sudamericani: da circa tre decenni sono documentati casi di equini pronti a leccare il dorso di una Phyllomedusa sauvagii, una rana esotica tossica, capace di produrre nell'animale un forte stato euforico. Il caffè che abitualmente beviamo, sarebbe stato scoperto nello stesso modo, grazie al bizzarro comportamento di una capra che ne aveva mangiato le bacche. Invece scimmie e passeri amano ubriacarsi. Anche gli effetti "ricreativi" dell'alcol sono noti a molte specie, tra cui scimmie, passeri e pipistrelli, che si sborniano intenzionalmente mangiando frutta fermentata, mentre gli elefanti non hanno esitato, in diverse occasioni, ad assaltare le distillerie umane. Il pettirosso si sballa ingerendo bacche di agrifoglio. L'impiego da parte degli animali di queste sostanze è per lo più di tipo stagionale o occasionale e gli animali non li espone in alcun modo a crisi di astinenza come avviene per gli esseri umani. La stessa natura protegge dal vizio.
Fonti: varie
A cura di Teresa Memola
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